SENZA PAURA

C’è una canzone del grande #lucianoligabue che ha per titolo questo titolo..ed è da queste due parole che invito tutti quanti a cominciare a denunciare quello che secondo voi non è giusto ma dovete o meglio siete convinti di dover subire….attendo tantissimi commenti!!!!!!

Il 2014 è stato l’anno delle grandi ingiustizie giudiziarie

Abbiamo archiviato il 2014 e, come avviene di consueto si fanno bilanci e resoconti dell’anno appena trascorso. Scorriamo nella memoria i fatti che più ci hanno colpito, che hanno più o meno inciso nella nostra esistenza con una normale commistione di leggerezza e serietà. Riflettendo, con il sottofondo del discorso di fine anno del Presidente, vecchio e stanco come il Paese che rappresenta, realizzo con amarezza che il 2014 è stato l’anno delle grandi ingiustizie giudiziarie. Ferisce ed umilia la pronuncia della Cassazione che ribalta la sentenza Eternit. Impunite le morti di oltre 3000 persone. Con un colpo di spugna  cancellata la sentenza di condanna del miliardario svizzero titolare dell’azienda Stephan Schmidheiny per disastro doloso. Ferisce ed umilia la sentenza della Corte d’Assise di Chieti per la maxi discarica di Bussi, che assolve tutti gli imputati dal reato di disastro ambientale per aver avvelenato per decenni le falde acquifere. Nessun “Azzeccagarbugli” di questi colossi societari ha dovuto spulciare tra le righe normative, inventarsi chissà quale linea difensiva per scagionare i propri assistiti… Nemico numero uno delle vittime di questi reati? Il tempo, solo il normale ed inesorabile trascorrere del tempo sotto le nefande vesti della prescrizione. E intanto proliferano le “morti bianche”, scorrono fiumi di parole sulle riforme del lavoro, sulla sicurezza disattese e deficitarie come il sistema giudiziario. Da ricordare anche la sentenza Thyssen – Krupp cronologicamente anteriore a queste… Anche lì, significative riduzioni di pena che sviliscono e mortificano la vita umana. Infine ferisce ed umilia la sentenza in appello contro la Commissione Grandi Rischi. Assolti i membri della Commissione colpevoli di aver rassicurato i cittadini durante lo sciame sismico. Risalta evidente la circostanza che coloro che erano palesemente colpevoli in primo grado sono poi assolutamente innocenti nel secondo grado di giudizio. E’ un Paese, il nostro, dove la giustizia non esiste, dove i reati, più sono macroscopici, più rimangono impuniti. E’ un Paese garantista, ma dell’impunità, dove chi delinque è certo di “farla franca”… Non occorrono grandi riforme, solo assicurare la “certezza della pena”. Chi commette un reato deve essere punito senza sconti di pena, indulti, amnistie, prescrizioni e quant’altro. Tacito nei suoi Annales scriveva “Corruptissima re publica plurimae leges”. Troppe leggi nascondono corruzione ed uno Stato incapace di arginare la delinquenza. L’Itali è un Paese funambolo, che tentenna ed oscilla sotto tutti i fronti e noi acrobati nello stesso circo viviamo ai limiti della legalità. Dove è carente il sistema giustizia viene meno  l’ordine pubblico. D’altronde dell’inefficienza della giustizia veniamo a conoscenza sin da bambini leggendo Collodi. Quando Pinocchio va dal giudice a denunciare il furto delle monete da parte del Gatto e della Volpe, di contro viene arrestato e sbattuto in prigione per quattro mesi.

Tre errori giudiziari. Tre storie di ordinaria ingiustizia.

Pasquale, 46 anni, incensurato. All’alba del 26 maggio del 2010, viene arrestato perchè accusato di violenza sessuale e riduzione in schiavitù. Per otto giorni sarà detenuto nel carcere di Cassino, poi passerà il resto della sua misura cautelare chiuso in una cella del carcere Rebibbia di Roma con altre sei persone. Il 14 marzo del 2011, dopo circa un anno, il Gup del Tribunale di Roma lo assolve per il reato di riduzione in schiavitù, ma lo condanna a 5 anni e 4 mesi per il reato di violenza sessuale. Il 17 gennaio del 2012, la Corte d’Assise d’Appello di Roma assolve Pasquale “per non aver commesso il fatto”. Pasquale viene liberato dopo un anno e 4 mesi di misura cautelare in carcere.

Luca, 20 anni, incensurato. La mattina del 26 giugno del 2008 viene arrestato perché accusato di concorso in omicidio. Sarà prima detenuto nel carcere Marassi di Genova, poi nel carcere di San Remo ed infine del carcere San Vittore di Milano. Il 23 giugno del 2009, il Gup del tribunale di Genova lo condanna a 10 anni di reclusione. Condanna confermata, il 18 giugno del 2010, dalla Corte d’Assise d’Appello di Genova. Il 5 luglio del 2011 la Corte di Cassazione annulla la sentenza di condanna, rilevando gravi vizi della motivazione. Il 16 ottobre del 2012, la Corte d’Assise d’Appello di Genova assolve Luca “per non aver commesso il fatto”. Luca torna in libertà dopo 4 anni e 4 mesi di misura cautelare in carcere.

Roberto, 65 anni, incensurato. Il 27 settembre del 2007, alle prime luci del mattino, viene arrestato perché accusato di associazione mafiosa finalizzata all’insider traiding. Verrà portato nel carcere Regina Coeli di Roma, poi nel carcere di Lanciano ed infine nel carcere Rebibbia di Roma. Nel luglio del 2008, la VI sezione della Corte di Cassazione annulla l’ordinanza di misura cautelare in quanto dalle intercettazioni effettuate non emergono gravi indizi di colpevolezza. Decisione che viene disattesa sia dal Tribunale della libertà che dalla II sezione della Corte di Cassazione che invece confermano la misura. Il 14 gennaio 2009 inizia il processo di primo grado. Processo che durerà 4 anni. Il 23 novembre 2012, il Tribunale di Roma assolve Roberto “perché il fatto non sussiste”. Roberto viene scarcerato dopo 2 anni e 8 mesi di misura cautelare in carcere.

Ecco tre errori giudiziari ignoti. Tre storie di ordinaria ingiustizia che hanno coinvolto comuni cittadini. Cittadini che prima sono stati messi in carcere e che dopo anni sono tornati in libertà perché riconosciuti innocenti. Tre fra tanti errori giudiziari ignorati, che sono la dimostrazione del collasso in cui versa il processo penale. Un processo dove la carcerazione preventiva è prassi, e dove la valutazione della prova è spesso accadimento secondario e non centrale del dibattimento. Insomma, le due premesse essenziali perché il processo produca ingiustizia e non giustizia: il carcere per l’innocente. Esattamente ciò che accade oggi.

E infatti queste tre storie sono la realtà della nostra Giustizia penale (se ancora si può chiamare così). Una Giustizia che si manifesta oggi solo attraverso l’applicazione della misura cautelare: la detenzione prima del giudizio. Misura cautelare, e non il processo, che è diventata indebitamente la fase centrale di questo cosiddetto giudizio penale. Misura cautelare, basata sui gravi indizi e non sulla colpevolezza accertata dopo un dibattimento processuale, che viene fatta scontare in carceri a dir poco vergognose e che è peggiore della tortura.

Sì peggiore della tortura. E non solo per il degrado delle galere, ma anche per l’incertezza, e non la certezza, che contraddistingue la fase del dibattimento, del processo. Processo che sostanzialmente non esiste più a causa dei tempi interminabili, quindi ingiusti, e a causa dell’epilogo imprevedibile, quindi evanescente. Ai limiti della casualità. È il caso, e non l’applicazione ferrea del diritto o la valutazione rigorosa della prova, che fornisce una risposta di giustizia ai tanti cittadini in attesa di giudizio. È il caso, e non la regola generalmente applicata, che, pur tardivamente, svela l’errore. Già il caso. Il caso di imbattersi in un giudice capace di affermare la verità dopo anni di misura cautelare, certificando così un errore che si poteva e che si doveva evitare prima. Questa è la Giustizia di oggi. Auguri.

Trionfa se ci facciamo sentire: GIUSTIZIA

La attendevamo ed è arrivata. Una sentenza storica. Mai più precarietà. La Sentenza della Corte di giustizia Europea che, su sollecitazione dei sindacati italiani (sì, proprio grazie ai sindacati), condanna l’Italia alla stabilizzazione dei 250.000 precari della scuola.

Senza questi lavoratori la scuola italiana non avrebbe potuto assolvere al ruolo che le compete. Ricordiamo come l’allora Ministri Gelmini ha espulso dal mondo della scuola oltre 100.000 lavoratori, senza alcuna motivazione logica, ha cambiato le regole di formazione e assunzione del personale scolastico, aprendo la strada a conflitti e nuovo precariato. Ed ecco il risultato.

Noi di Sinistra Ecologia Libertà conduciamo da sempre una battaglia per il riconoscimento del diritto al lavoro e alla stabilizzazione. A giugno del 2013 ho presentato un ordine del giorno al governo, chiedendo di procedere ad un piano di stabilizzazione, proprio per anticipare la sentenza della Corte. Adesso si ponga rimedio alle ingiustizie.

Il dipendente pubblico non deve provare i danni se il contratto a termine è illegittimo

Lavoro e Impresa

Se una pubblica amministrazione abusa del contratto a termine, il lavoratore ha sempre diritto al risarcimento del danno, senza la necessità di dover fornire una prova rigorosa del pregiudizio subito. La Corte di Cassazione (sentenza 1260/2015, depositata ieri) ribalta quell’orientamento giurisprudenziale che, in tema di lavoro a termine nel pubblico impiego, esige che il lavoratore fornisca una prova puntuale dei danni subiti, anche quando sia accertata la violazione delle norme che limitano il ricorso al lavoro flessibile. Una lavoratrice assunta a termine alle dipendenze di un ente locale ha ottenuto l’accertamento della ricorso abusivo a tale contratto, ma la Corte d’Appello di Torino ha negato il risarcimento del danno, sostenendo che il danno non può considerarsi in re ipsa. Pertanto, secondo i giudici del merito, il lavoratore deve fornire prova della perdita patrimoniale e professionale di cui chiede il ristoro. La sentenza della Cassazione ribalta questa lettura, facendo leva sulla…

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4 anni

Blog di Demonio

Ammazzi una persona(una donna in questo caso) che non conosci, che non ti ha fatto nulla,che sta camminando in una stazione della metro e fai solo quattro anni di carcere tra gli applausi dei tuoi amici e conoscenti che ti vengono a festeggiare sotto casa.

E questa la vogliamo chiamare giustizia?

Ma che paese è questo?

Ma che razza di gente è quella che applaude alla libertà di un idiota assassino?

Io ho finito le parole.

Per la cronaca della vicenda guardaqui

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Giustizia

Il S@rcoTr@fficante

Che alcuni giudici scrivessero sentenze col culo era ben chiaro a tutti. Che lo facessero fisicamente non ce lo aspettavamo. Eppure è proprio così: al tribunale di Roma, un giudice è costretto a lavorare in bagno per mancanza di spazio.

La polemica sulla Giustizia è infinita. Dopo Mani Pulite (e meno male, ora che sappiamo dove si siedono i giudici), è stata una guerra costante tra Presidenti del Consiglio infervorati contro le “toghe rosse” e giudici invasati in cerca di popolarità. E ora Renzi gli ha pure ridotto le ferie. Apriti cielo. Se una biscia vede un magistrato di questi tempi, cambia strada. 

La giustizia è il tipico esempio di spauracchio ideologico, come l’articolo 18. Nessuno ne capisce una beata minchia, eppure tutti ci mettono il becco. Come sempre la verità è nel mezzo. I giudici italiani sono tra i più produttivi al mondo. Ma non hanno personale che…

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